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RESTARE

Stamani sono andata a trovare la mia mamma che lavora nella scuola elementare che ho frequentato anche io...Ogni volta che salgo le pesanti scale in marmo ritorno una bambina con una cartella enorme sulle spalle...Da piccola volevo fare l'insegnante di matematica, come mia mamma e come la mia maestra preferita...Poi c'è stata la fase in cui volevo aprire una scuola di danza insieme alla mia migliore amica..Ho ancora un disegno con l'entrata della scuola e l'insegna che avevo progettato...Poi la mia migliore amica trovò una bambina più popolare ed alla moda di me, ed io cambiai sogno. Ricordo ancora quando in quinta superiore venne a farci supplenza una professoressa che ci aveva seguiti nel biennio e ci chiese cosa pensassimo di fare dopo. La mia risposta fu : "Sicuramente qualcosa di non scientifico!"
Alla faccia della coerenza. Medicina e Chirurgia. Perchè questa scelta? Volevo sconfiggere il Cavaliere Nero. Ambiziosa. Poi ho capito che mi piaceva aiutare le persone. Per questo mi piace ascoltarle, perchè di tutte le medicine che  potrai mai prescrivere, niente sarà  superiore al concedergli tempo ed attenzione. Aiuto loro, nel mio modestissimo piccolo, mentre aiuto me. Ci sono medici, ma come loro tanti altri ovunque, che non alzano neanche la testa quando entra un paziente. Prima del fisico andrebbe curato lo spirito. Ma se non lo sanno, è inutile spiegarglielo. Passerei per matta.
Dopo aver salutato mamma, ho passeggiato per la città. In questi giorni di gelo c'è poca gente in giro. Anche nel pomeriggio sono uscita nuovamente. Perchè le persone odiano tanto Livorno? E' vero che è un paesone, che vive come ha sempre vissuto, che può soffocarti per la mancanza di opportunità. A me sembra come una nonna, con i suoi mille difetti, con le solite domande e con le solite critiche, ma a cui vuoi comunque bene. Io non vorrei essere nata in una città diversa. I livornesi sono veraci, criticoni, generosi, urloni, lamentosi, indolenti, ma sono veri. Passeggio per le strade e non posso che innamorarmi sempre di più di ogni angolo della mia città. I negozi, le insegne luminose, i soliti visi che ormai vedi da anni  mi fanno sentire a casa. E se il mondo va a rotoli mi basta incontrare due vecchi che vanno per mano, oppure un nonno che da uno scappellotto al nipote,oppure il pescivendolo che urla alle clienti, i commercianti che si ritrovano al bar per chiacchierare, per sentire una punta di felicità fare capolino da sotto la tristezza. Ed in mezzo a tanti il cui solo desiderio è andarsene da qui, io vorrei soltanto RESTARE. Il più a lungo possibile. Ed amare la mia città con i suoi pregi e difetti. Alla fine non siamo altro che tanti piccoli datteri attaccati ad uno scoglio, e se lo abbandoniamo quello scoglio è per finire nella pancia di qualcuno.

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Ti piace il Natale?

Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

L' ardire.

 Alla domanda «Come immagini la tua mente?» ho risposto «Come una rete incasinata». «Puoi dirmi qualcosa di più di questa rete?» La vedevo come una serie di ragnatele parallele fra loro disposte su piani che si intersecano a creare un intrico di fili grigi, a maglie abbastanza strette. Sfondo nero. E mi sentivo costretta tra quelle reti. «Cosa faresti a quella rete?» Ho mimato il gesto di allargarla partendo dal centro e spingendo verso i lati in modo che le ragnatele rimanessero sui bordi e al centro aumentasse il nero. Poi ho visto un volto emergere da quel buio. E poi piano piano quel tunnel di fili si è trasformato in un tunnel fatto di tronchi e chiome verdi, fitti fitti da schermare in buona parte la luce del sole che filtrava nel tentativo di rischiarare tutto. E poi ho aggangiato il ricordo della mia poesia preferita, I Boschi di Westermain, e l'immagine della copertina del mio libro preferito in cui nel mezzo del bosco è dipinta una casa. "Entra in quei boschi incanta

I Boschi di Westermain.

Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. Niente ti farà del male sotto le foglie Più di quanto non ne faccia il nuotatore alle onde che fende. Getta in alto il tuo cuore lassù con l'allodola, Camminando in pace con il topo ed il verme, viaggerai bene. Solo per timore del buio Trema, ed essi lascieranno la loro forma. Migliaia di occhi sotto i cappucci stanno intorno ai tuoi capelli. Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. George Meredith La mia poesia preferita di sempre. Buon 1 Maggio!