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Bilancio di fine anno. Ho perso qualcosa.

Sono giorni che fremo di scriverlo, di mettere nero su bianco questo bilancio annuale. Lo scorso anno mi ero ripromessa di dedicare più tempo alla scrittura, ma niente, non ce l'ho fatta: il lavoro mi tiene occupata troppo a lungo e spegne il mio entusiasmo creativo. Ho avuto poco tempo anche per gli amici: ritagli qua e là, brevi e fugaci. Brutta cosa, davvero brutta. Ho una lista di progetti in standby, e ne avrei ancora, ma cerco di pormi un limite, tanto non ho tempo quasi per nessuno di essi. Il tempo, il mio acerrimo nemico di sempre, così affezionato. Vorrei che rallentasse o che si dilatasse, a mio piacimento, ma non ne vuol sapere. Per ora. In questi 365 giorni volati via, colmi di impegni soprattutto lavorativi, ho perso qualcosa, e insieme a quel qualcosa, qualcuno: un'amicizia decennale, un'amica, una persona che è in quasi tutti i miei ricordi degli ultimi 13 anni. Come è potuto succedere, vi chiederete? Semplice: ho detto la verità, una verità troppo schiet

Sono poco seria allora.

Il tempo. E' il mio pensiero fisso. La testa mi scoppia e mi chiedono se sono nervosa. Sono tesissima. Non posso vivere come fa la maggior parte delle persone. Non posso seguire schemi, nè orari, nè obblighi imposti. Lo faccio, intendiamoci, perchè costretta, ma mi costa un'enorme fatica mentale. Più ci penso e più mi arrabbio: com'è che prima o dopo finiamo tutti nella rete? Com'è che ci incanaliamo in una coda infinita di individui tutti uguali? La sveglia, la macchina, il lavoro, la macchina, casa, la sveglia e di nuovo da capo. Io non ci sto! Io voglio vivere e la vita è fatta di ciò che ami fare, non di lavoro. Ma la società è stata impostata, da chi ne detenie il potere, in modo che ognuno di noi si senta in colpa se fa meno, produce meno, lavora meno. Perchè? Io incontro tante persone ogni giorno per via del mio lavoro: sono tutte stanche, stressate e sempre di corsa. Tante repliche di uno stesso copione. Non sono una poco di buono, mai stata. Ma vivo sospesa

Una giornata felice.

Volevo iniziare questo post con una riflessione riguardo la tristezza. Volevo dire che è estremamente produttiva: oggi sono triste e infatti scrivo. Poi ho aperto il mio blog e scopro che il mio ultimo post è datato 4 Gennaio. 7 mesi fa. 7 mesi in cui non ero tanto triste da sentire la necessità di tornare qua. Diciamo pure che sono in ferie, quindi magari è perchè ho un po' più tempo da dedicare alla tristezza. Oggi il mio fratellino torna a Londra, dopo dieci giorni passati qui, a casa, con noi. Per lui sono stati dieci giorni di buon cibo, di sole e caldo ininterrotto, di famiglia e amici.... e di mare. Tutte le volte che ci penso, al mare intendo, capisco la mancanza che sentono tutti quelli che, volenti o nolenti, devono starne lontani pur amandolo infinitamente. Il mare è un richiamo irresistibile, sempre... di giorno, di notte, con il freddo... è sempre lì che ti chiama. Di questi dieci giorni l'immagine più bella è quella di stamani: mamma in acqua, un'acqua limp

Bilancio in ritardo.

E' da inizio Dicembre che penso al mio bilancio di fine anno ma per un motivo o per un altro non l'ho scritto entro la fine di questo anno, credendo che fino all'ultimo potesse ancora succedere qualcosa che l'avrebbe mutato. Non è successo, o almeno così mi sembra. Non ricordo di preciso cosa mi aspettassi. Direi che è stato un anno nel complesso molto bello, trascorso rapidissimamente, ma intenso. E' stato pieno d'amore, quell'amore che inseguivo tra le righe dei libri e sulle nuvole del cielo. L'ho cercato tanto, invano, guardando il mare e gli scogli, guardando le mamme passeggiare con i loro bambini, guardando le foglie cadere e rotolare via nel mio giardino. L'ho cercato sul soffitto di camera mia e sull'asfalto indeciso dei marciapiedi di Livorno. L'ho cercato ovunque e seppur sapessi che da qualche parte esisteva, non sapevo come trovarlo e se mai ci sarei riuscita. E' venuto lui da me, travestito un po' goffamente, e lì per