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L' ardire.

 Alla domanda «Come immagini la tua mente?» ho risposto «Come una rete incasinata». «Puoi dirmi qualcosa di più di questa rete?» La vedevo come una serie di ragnatele parallele fra loro disposte su piani che si intersecano a creare un intrico di fili grigi, a maglie abbastanza strette. Sfondo nero. E mi sentivo costretta tra quelle reti. «Cosa faresti a quella rete?» Ho mimato il gesto di allargarla partendo dal centro e spingendo verso i lati in modo che le ragnatele rimanessero sui bordi e al centro aumentasse il nero. Poi ho visto un volto emergere da quel buio. E poi piano piano quel tunnel di fili si è trasformato in un tunnel fatto di tronchi e chiome verdi, fitti fitti da schermare in buona parte la luce del sole che filtrava nel tentativo di rischiarare tutto. E poi ho aggangiato il ricordo della mia poesia preferita, I Boschi di Westermain, e l'immagine della copertina del mio libro preferito in cui nel mezzo del bosco è dipinta una casa. "Entra in quei boschi incanta
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Ti piace il Natale?

Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

Mi sono rotta dei bilanci di fine anno.

E' il primo giorno del 2023, un nuovo anno ancora pandemico. Se proprio avessi dovuto esprimere un desiderio, sarebbe stato di sveglarmi da questo incubo e ritrovarmi a Dicembre 2019, di ritorno da un breve viaggetto a Londra a trovare mio fratello, in uno stato di totale ingenuità riguardo a ciò che il futuro poteva portare con sè. La pandemia mi ha privato di quel residuo di ingenuità  che mi faceva essere ottimista e guardare al domani con speranza; mi ha tolto la leggerezza di avvicinare il capo ad un amico per guardare lo stesso stupido schermo di un cellulare; mi ha precluso cene e merende tra le  mura di casa, festeggiamenti di compleanni invernali e pure il primo della mia bestiolina; ha reso la mia necessità di controllare e prevedere affannosa e mi ha messo di fronte al fatto che non riuscirò a controllare e prevedere come facevo prima. Io che non posso essere tenuta al guinzaglio, io che non posso avere un "capo", io che non posso avere catene e limiti imposti

JUST IN CASE

Due post in pochi giorni, sogno o son desta? Son desta, perchè agognavo da ieri ad un riposino pomeridiano ma sono in modalità on e non sono riuscita a spengermi. Mi frulla la capa, as usual. Giorni fa ho guardato un intervento di due partecipanti ad un Tedex americano che trattava del minimalismo. In particolare spiegavano come approcciarsi a tale stile di vita partendo dall'esempio di come tutti noi accumuliano ' a lot of stuff' durante la nostra esistenza, che si sia accumulatori seriali o meno. 'A lot of stuff' significa 'un sacco di roba'.  E affermavano che le tre parole più pericolose di sempre sono 'just in case', che significa 'non si sa mai', 'metti caso che'. Tutto il mondo è paese vero? Quanti di noi hanno gli armadi pieni di abiti o cianfrusaglie varie che non buttano via perchè c'è sempre una vocina che sussurra e se poi mi servisse? Io di sicuro lo faccio ogni volta, ho vestiti comprati 10 anni fa ancora con il cart

Smettere di trattenere.

 Oggi mi sento come fossi drogata, o almeno credo, visto che non ho mai provato alcun tipo di sostanza stupefacente. Un'intera giornata libera, io da sola. Con talmente tante cose da fare accumulate in 18 mesi che all'inizio pensavo non ne avrei combinata mezza ed invece, in ordine, sono riuscita a cucinare qualcosa, andare a pranzo con le amiche, cucire dei sacchettini per l'imminente asilo nido e aprire il pc. Vedo ora due commenti di una persona che mi segue, grazie Season of Soul, scusa se non ho potuto risponderti prima. Ma veniamo a noi. Uno dei temi uscito fuori a pranzo riguardava la percezione che hanno di noi gli altri e qui cade a fagiolo una cosa che mi ha stata detta giorni fa. <<..trasmettile un po'della tua pace interiore....>> <<Quale pace interiore?>> ho risposto ironicamente. <<Quella che ti permette di sembrare sempre molto calma e pacata.. >> Mesi fa un altro mio amico, durante un matrimonio, mi fa: << Sei se

Animaletto.

 Anno Domini 2022. Primo giorno dell'anno. Scrivo dalla mia nuova postazione preferita: la poltrona ikea in velluto verde scuro che sognavo da anni ma che non sapevo dove mettere. E questa cosa non è cambiata: sta nel mezzo alle balle. Oggi festeggio l'anniversario decennale dell'incipit del mio primo libro e cerco di consolarmi pensando a tutte le cose che ho fatto nel frattempo. Avevo 28 anni, ero una bimbetta a tratti ancora molto ingenua. Penso anche a tutte le cose che non ho fatto e nel mio personale modo prospettico di vedere le situazioni, le cose che non ho fatto sono sempre innumerevolmente maggiori di quelle che ho potuto barrare con una x sopra. Per tirarmi su di morale potrei stilare un elenco su due colonne, fatto e non fatto, e vedere quale colonna si allunga di più verso il basso. Comunque se volevate sapere se in 10 anni sono venuta a capo di me stessa, la risposta è uno sbuffante no, con tanto di quel ciuffo di capelli svolazzante che quello sbuffo riesce

Ogni foglia non scorda il suo ramo.

E' domenica mattina, il terzo giorno di riposo forzato, e stavo ciacciando online alla ricerca di scampoli di tessuto originali da acquistare per soddisfare una momentanea vena di cucito creativo quando arriva il messaggio di un amico. Pensavo a lui da giorni, volevo scrivergli, poi le mille cose della vita, la maggior parte delle quali futili, mi  hanno distratto ancora una volta... Mi chiede come procede, mi scrive che è felice per noi anche se gli "fa stranissimo" questa cosa perchè spesso sono stata la misura con la quale misurava il suo rapporto con l'età, il tempo e la realtà ed ora dice non c'è più scampo...siamo grandi. Sono ancora qui che piango perchè è esattamente il modo in cui anche io misuro il tempo, ho così bene in mente quello che voleva dire che sembrano parole uscite dalla mia bocca. Ci siamo sempre somigliati troppo, e credo sia per questo che a volte questa consapevolezza mi ha spaventato. Ma nella maggior parte delle altre volte, come oggi, è