Adesso che il funerale è finito ci sono i saluti di rito...Tutti che vogliono dire qualcosa, nella maggior parte dei casi qualcosa di non idoneo...Improvvisamente ti danno consigli su come vivere, su come comportarsi senza sapere assolutamente niente di te...Come sono bravi, vero? Invece di fare presenza e rimanere in silenzio, vogliono parlare, parlare...Ma l'unica cosa che bramano davvero è andarsene il più lontano possibile, via dal freddo della chiesa, via dai pianti, via dal dolore contenti che non sia capitato a loro. Però a qualcuno tocca...E quindi non basterebbe provare ad immedesimarsi per un attimo...Cosa vorremmo sentirci dire? Basterebbe così poco per sviluppare un minimo di sensibilità, invece di chiedere e chiedere particolari e dettagli sulla morte...Come è andata? Ha sofferto? Se n'è resa conto? Da gente che poi rivedrai al successivo funerale. Adesso che la funzione è finita e non c'è più niente da vedere, se ne vanno tutti, verso le loro macchine, verso le loro vite squallide convinti di essere migliori, convinti di averti aiutato. Che soddisfazione sarebbe urlar loro nel viso la miseria di cui sono fatti? Ma non si può, perchè non è il momento adatto. E questa gente se ne va, pronti per servirvi al prossimo morto. Io odio.
Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa. "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne
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