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Io odio.

Adesso che il funerale è finito ci sono i saluti di rito...Tutti che vogliono dire qualcosa, nella maggior parte dei casi qualcosa di non idoneo...Improvvisamente ti danno consigli su come vivere, su come comportarsi senza sapere assolutamente niente di te...Come sono bravi, vero? Invece di fare presenza e rimanere in silenzio, vogliono parlare, parlare...Ma l'unica cosa che bramano davvero è andarsene il più lontano possibile, via dal freddo della chiesa, via dai pianti, via dal dolore contenti che non sia capitato a loro. Però a qualcuno tocca...E quindi non basterebbe provare ad immedesimarsi per un attimo...Cosa vorremmo sentirci dire? Basterebbe così poco per sviluppare un minimo di sensibilità, invece di chiedere e chiedere particolari e dettagli sulla morte...Come è andata? Ha sofferto? Se n'è resa conto? Da gente che poi rivedrai al successivo funerale. Adesso che la funzione è finita e non c'è più niente da vedere, se ne vanno tutti, verso le loro macchine, verso le loro vite squallide convinti di essere migliori, convinti di averti aiutato. Che soddisfazione sarebbe urlar loro nel viso la  miseria di cui sono fatti? Ma non si può, perchè non è il momento adatto. E questa gente se ne va, pronti per servirvi al prossimo morto. Io odio.

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Ti piace il Natale?

Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

L' ardire.

 Alla domanda «Come immagini la tua mente?» ho risposto «Come una rete incasinata». «Puoi dirmi qualcosa di più di questa rete?» La vedevo come una serie di ragnatele parallele fra loro disposte su piani che si intersecano a creare un intrico di fili grigi, a maglie abbastanza strette. Sfondo nero. E mi sentivo costretta tra quelle reti. «Cosa faresti a quella rete?» Ho mimato il gesto di allargarla partendo dal centro e spingendo verso i lati in modo che le ragnatele rimanessero sui bordi e al centro aumentasse il nero. Poi ho visto un volto emergere da quel buio. E poi piano piano quel tunnel di fili si è trasformato in un tunnel fatto di tronchi e chiome verdi, fitti fitti da schermare in buona parte la luce del sole che filtrava nel tentativo di rischiarare tutto. E poi ho aggangiato il ricordo della mia poesia preferita, I Boschi di Westermain, e l'immagine della copertina del mio libro preferito in cui nel mezzo del bosco è dipinta una casa. "Entra in quei boschi incanta

I Boschi di Westermain.

Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. Niente ti farà del male sotto le foglie Più di quanto non ne faccia il nuotatore alle onde che fende. Getta in alto il tuo cuore lassù con l'allodola, Camminando in pace con il topo ed il verme, viaggerai bene. Solo per timore del buio Trema, ed essi lascieranno la loro forma. Migliaia di occhi sotto i cappucci stanno intorno ai tuoi capelli. Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. George Meredith La mia poesia preferita di sempre. Buon 1 Maggio!