C'è qualcosa di estremamente malinconico nella stagione balneare ormai prossima alla chiusura. Le cabine si svuotano dei loro arredi, le persone si salutano dandosi appuntamento all'estate successiva, le voci si quietano. Torna il silenzio dell'inverno, il vento che porta alghe e terra sul cemento, il salmastro che corrode la tinta sui muri. E' un addio, e come tale, lo detesto.
Gli stabilimenti sono luoghi d'incontro e non è giusto che stiano aperti soltanto da giugno a settembre. Dovrebbero davvero continuare a vivere tutto l'anno. Lasciare che le persone possano leggervi il giornale la mattina o giocare a carte quando il tempo lo permette. Lasciare che i nonni vi portino i nipotini per insegnarli, mano nella mano, i nomi delle isole oppure la direzione in cui spiravo i venti. Andrebbero sfruttati per creare legami: cene, conferenze ,torneini di bocce o di briscola, pranzi domenicali di beneficenza. Sarebbe meraviglioso. C'è bisogno di posti vivi, dove ritrovarsi. E sentirsi più vicini.
Gli stabilimenti sono luoghi d'incontro e non è giusto che stiano aperti soltanto da giugno a settembre. Dovrebbero davvero continuare a vivere tutto l'anno. Lasciare che le persone possano leggervi il giornale la mattina o giocare a carte quando il tempo lo permette. Lasciare che i nonni vi portino i nipotini per insegnarli, mano nella mano, i nomi delle isole oppure la direzione in cui spiravo i venti. Andrebbero sfruttati per creare legami: cene, conferenze ,torneini di bocce o di briscola, pranzi domenicali di beneficenza. Sarebbe meraviglioso. C'è bisogno di posti vivi, dove ritrovarsi. E sentirsi più vicini.
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