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"Dosarmi."

Io scrivo sulle mie paure, sulle mie ansie, sui miei sogni e su cio' che amo. E quando lo faccio cerco di essere me stessa, senza limiti. E' difficile mostrarsi nudi agli altri. Soprattutto quando sei abituata a nascondere la tua vera natura, o comunque a modularla. Cerco di essere paziente, comprensiva, misurata, una brava figlia, una brava amica, una brava persona. E lo sono davvero. Però mi rendo conto di tenermi al giunzaglio, perchè la mia natura è impulsiva, passionale, aggressiva e danza in bilico su un precipizio. E non a tutti può piacere. Quindi ho imparato a dosarmi. Ma adesso che scrivo ho voglia di piangere perchè ho trovato qualcosa di fronte al quale sono esattamente me stessa. La rompipalle puntigliosa, quella fragile, quella ironica, quella senza freni, la sognatrice....Da una parte mi sento al settimo cielo, forse libera dopo tanto tempo, dall'altra invece sono terrorizzata. Che finisca.
Non mi autocensuro, non ci riuscirei neanche se volessi. Vorrei che fosse facile, vorrei abbattere le mille barriere che ci sono, ma ho paura di farmi male. Nonostante ciò non riesco a fermarmi. Io non voglio fermarmi anche se tutti mi direbbero che è la cosa migliore. Ma "tutti" non sono me. Io continuo, io non lascio la presa. E so di essere difficile da comprendere in questo "post", ma purtroppo non sono libera di parlare come vorrei. Non ancora almeno. Vedete, lo sto facendo di nuovo. Dosarmi. Troppi timori, troppi "se", troppi "ma", troppe persone a cui rendere conto delle mie azioni. Quando invece l'unica cosa che desidero davvero è urlare a squarciagola. E affanculo tutti e tutte.

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Ti piace il Natale?

Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

L' ardire.

 Alla domanda «Come immagini la tua mente?» ho risposto «Come una rete incasinata». «Puoi dirmi qualcosa di più di questa rete?» La vedevo come una serie di ragnatele parallele fra loro disposte su piani che si intersecano a creare un intrico di fili grigi, a maglie abbastanza strette. Sfondo nero. E mi sentivo costretta tra quelle reti. «Cosa faresti a quella rete?» Ho mimato il gesto di allargarla partendo dal centro e spingendo verso i lati in modo che le ragnatele rimanessero sui bordi e al centro aumentasse il nero. Poi ho visto un volto emergere da quel buio. E poi piano piano quel tunnel di fili si è trasformato in un tunnel fatto di tronchi e chiome verdi, fitti fitti da schermare in buona parte la luce del sole che filtrava nel tentativo di rischiarare tutto. E poi ho aggangiato il ricordo della mia poesia preferita, I Boschi di Westermain, e l'immagine della copertina del mio libro preferito in cui nel mezzo del bosco è dipinta una casa. "Entra in quei boschi incanta

I Boschi di Westermain.

Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. Niente ti farà del male sotto le foglie Più di quanto non ne faccia il nuotatore alle onde che fende. Getta in alto il tuo cuore lassù con l'allodola, Camminando in pace con il topo ed il verme, viaggerai bene. Solo per timore del buio Trema, ed essi lascieranno la loro forma. Migliaia di occhi sotto i cappucci stanno intorno ai tuoi capelli. Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. George Meredith La mia poesia preferita di sempre. Buon 1 Maggio!