Passa ai contenuti principali

Gli amici saranno amici. (Friends will be Friends)

Facevo pulizie nel distrastro post-bellico da cui sembra uscita la mia camera. Ho gettato un mare di quaderni di appunti, tranne quelli di anatomia che somigliano più a dei trattati e da cui non mi separerò mai: mi ricordano la fatica, sabati e domeniche e festività chiusa in casa. Selezionando qua e là ho ritrovato vari album di disegni. Un tempo disegnavo pure, soprattutto a scuola durante le ore di arte. Non sono certo Picasso, nè ho ereditato la mano di babbo, ma mi piaceva fermare su carta un'idea o un'immagine. Disegnare è un po' come scrivere. Fra i disegni ce n'è uno che ritrae il mio gruppo storico di amici nel lontano 2000. Son passati 12 anni ma con la maggior parte di loro sono ancora in contatto. Fanno parte della mia vita e la trovo una cosa incredibile. Che dire di noi: tutti bravi ragazzi, niente fumo, niente droghe. Tutti i pomeriggi appuntamento in city verso le 15 e 30, in via dei Fanciulli, fino all'ora di cena. Parlavamo. Niente muretti di piazza Cavour, niente sale giochi puzzolenti, niente Astoria( ai tempi andava di moda). Città d'inverno, mare d'estate. Quando passo davanti ad Acquaviva e vedo qualcuno seduto sulla nostra panchina provo quasi un moto di rabbia. E' nostra!- vorrei urlare. Ma i tempi cambiano e nuove generazioni hanno il diritto di occuparla.
Gli amici con cui cresci restano sempre con te. Puoi non vederli o sentirli per anni, ma le fondamenta che avevi gettato con loro, se solide, non cederanno mai. Basta una pizzata e siamo di nuovo noi, un po' più vecchi. Ogni volta che ci incontriamo finisce sempre che rivanghiamo i soliti aneddoti buffi. Ma tutte le volte ci ridiamo sopra, anche se è l'ennesima volta che li risentiamo. Difficile spiegare cosa significhi a chi non lo ha sperimentato in prima persona: è come un filo sottile, ma d'acciao, che si dipana tra noi attraverso il tempo e che non si spezza mai. Chiamatelo legame profondo, connessione d'anime, contatto. C'è e basta. Non ci vediamo per mesi e poi ci incontriamo per caso su una spiaggia e balliamo come cretini. Domani saremo nuovamente a cena insieme. Non vedo l'ora. Sono più brava a scrivere che a parlare, ma vi lovvo tutti, perchè in ognuno di voi giace una parte di me.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ti piace il Natale?

Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

L' ardire.

 Alla domanda «Come immagini la tua mente?» ho risposto «Come una rete incasinata». «Puoi dirmi qualcosa di più di questa rete?» La vedevo come una serie di ragnatele parallele fra loro disposte su piani che si intersecano a creare un intrico di fili grigi, a maglie abbastanza strette. Sfondo nero. E mi sentivo costretta tra quelle reti. «Cosa faresti a quella rete?» Ho mimato il gesto di allargarla partendo dal centro e spingendo verso i lati in modo che le ragnatele rimanessero sui bordi e al centro aumentasse il nero. Poi ho visto un volto emergere da quel buio. E poi piano piano quel tunnel di fili si è trasformato in un tunnel fatto di tronchi e chiome verdi, fitti fitti da schermare in buona parte la luce del sole che filtrava nel tentativo di rischiarare tutto. E poi ho aggangiato il ricordo della mia poesia preferita, I Boschi di Westermain, e l'immagine della copertina del mio libro preferito in cui nel mezzo del bosco è dipinta una casa. "Entra in quei boschi incanta

I Boschi di Westermain.

Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. Niente ti farà del male sotto le foglie Più di quanto non ne faccia il nuotatore alle onde che fende. Getta in alto il tuo cuore lassù con l'allodola, Camminando in pace con il topo ed il verme, viaggerai bene. Solo per timore del buio Trema, ed essi lascieranno la loro forma. Migliaia di occhi sotto i cappucci stanno intorno ai tuoi capelli. Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. George Meredith La mia poesia preferita di sempre. Buon 1 Maggio!