Passa ai contenuti principali

Tutto fa.

Sono un'illusa? Sono una bambina che costruisce castelli in aria? Sono nient'altro che una patetica sognatrice?
Ho parlato tanto stasera, ed ho anche ascoltato, forse troppo. Perchè ho dubitato di essere io quella sbagliata...quella stupida che crede nelle favole e nei lieti fini. Seduta davanti al pc cerco di capire come mi senta e quale sia la verità. Dubitare delle proprie posizioni forse non è così sbagliato. E' un po' come il matto che non si pone assolutamente il problema di essere matto mentre il sano invece si domanda se è pazzo.
Quindi sono sana.
E' vero che l'Italia va a rotoli, lo vedo, non sono cieca, nè tantomeno ho "le fette di prosciutto sulle orecchie".(cit)
Potessi avere le orecchie foderate, non soffrirei così tanto. Potessi non essere così estremamente sensibile ed empatica....Vivrei meglio.
Io adoro il mio paese, adoro essere italiana. Non è l'Italia malata, ma una buona parte di italiani.
Non vorrei essere nata in un altro paese. Facile dire di vergognarsi ad essere italiani. Io invece ne vado fiera.
Facile dissociarsi quando va tutto a rotoli. Nel momento in cui tutto è in malora, in cui tutto è marcio, proprio allora c'è più bisogno di credere. Nei momenti in cui non ti meriti niente, è il momento in cui ne hai più bisogno ed il momento in cui io non cederò.
Quindi sì, mi sento un'illusa a tratti, una di cui è facile ridere tristemente scuotendo la testa.
Ma mi sento forte, perchè riesco a credere quando sembra che non ci sia più niente in cui credere.
Per tanti sembrerò una stupidina, ma ci fossero più persone così, forse andrebbe meglio.
Non sono fatta per mollare e per smettere di avere fede. Non ne sono capace. Anche quando dico basta, lo so benissimo che una puntina piccolissima ed impaurita di me continuerà a lottare, pagando un grosso prezzo.
Perchè alla fine non torna quasi mai niente a me...Nessuno mi ripaga della mia fede indiscriminata, dei miei sogni giganteschi e fragili. Nessuno...
Però è lì che sta il nocciolo. Non ho bisogno che mi torni indietro qualcosa, preferisco che vada ad altri. Io posso farne a meno, o almeno mi piace pensare che io sia così forte da potermene privare.
L'Italia è casa mia, e Casa rimane Casa, sempre, nel bene e nel male. Amo gli italiani, amo i suoi mari e le sue montagne, amo i suoi dialetti, amo le sue storie di gloria, anche se lontane, amo la sua cultura.
Tutti possono vedere il brutto, ma pochi riescono a vederne la bellezza. L'Italia non ha colpa, ce l'abbiamo noi.
Sono tutti disillusi, tutti arrabbiati, schifati e si vergognano di essere italiani. Credo davvero sia molto più facile vivere così, di come vivo io. Perchè quando non ti aspetti più niente dalla vita, non soffri più.
Io invece ho molto da perdere, io mi aspetto tutto e non riceverò niente.
Ma non mollo, non mi adeguo alla linea generale, non cambio. E preferisco di gran lunga vivere sognando in un futuro migliore, che non sperare affatto.
E se vi faccio ridere, ben venga. Almeno vi regalerò qualche minuto di felicità nel credervi migliori di me.
Darei qualsiasi cosa perchè le persone potessero abitare la mia pelle anche solo per un giorno e guardare con i miei occhi e pensare con la mia testa.
Vorrei essere nata diversa, ma questa sono e qualcuno deve pur avere speranza, anche per chi non ce l'ha. E se mi devo fare male, sopporterò.
Non ho soluzioni da offrire, non ho risposte, vi chiedo solo di credere l'impossibile. Chiedo troppo eh?
Vedo lo schifo, ma nonostante ciò non mi arrendo.
E so di non essere la sola. Magari forgeremo una generazione di figli che saranno migliori di noi. Magari nel mio piccolissimo riuscirò a cambiare qualcosa, seppur ridicola all'apparenza.
Ma quando non c'è più niente, hai bisogno di tutto, anche della più misera cazzata. Le case sono fatte di mattoni, minuscoli rispetto al progetto finale, ma comunque inizi sempre con il posizionarne uno. E poi un altro....e poi un altro ancora.
Tutto fa, come dice nonna.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ti piace il Natale?

Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

L' ardire.

 Alla domanda «Come immagini la tua mente?» ho risposto «Come una rete incasinata». «Puoi dirmi qualcosa di più di questa rete?» La vedevo come una serie di ragnatele parallele fra loro disposte su piani che si intersecano a creare un intrico di fili grigi, a maglie abbastanza strette. Sfondo nero. E mi sentivo costretta tra quelle reti. «Cosa faresti a quella rete?» Ho mimato il gesto di allargarla partendo dal centro e spingendo verso i lati in modo che le ragnatele rimanessero sui bordi e al centro aumentasse il nero. Poi ho visto un volto emergere da quel buio. E poi piano piano quel tunnel di fili si è trasformato in un tunnel fatto di tronchi e chiome verdi, fitti fitti da schermare in buona parte la luce del sole che filtrava nel tentativo di rischiarare tutto. E poi ho aggangiato il ricordo della mia poesia preferita, I Boschi di Westermain, e l'immagine della copertina del mio libro preferito in cui nel mezzo del bosco è dipinta una casa. "Entra in quei boschi incanta

I Boschi di Westermain.

Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. Niente ti farà del male sotto le foglie Più di quanto non ne faccia il nuotatore alle onde che fende. Getta in alto il tuo cuore lassù con l'allodola, Camminando in pace con il topo ed il verme, viaggerai bene. Solo per timore del buio Trema, ed essi lascieranno la loro forma. Migliaia di occhi sotto i cappucci stanno intorno ai tuoi capelli. Entra in quei boschi incantati tu che ne hai l'ardire. George Meredith La mia poesia preferita di sempre. Buon 1 Maggio!