La prima cosa che mi viene in mente quando penso alla Pasqua è il frusciare metallico dell'involucro delle uova di cioccolato. Da bambina più che per la sorpresa, bramavo per il momento in cui la mia mamma o una delle mie nonne avrebbe preso la carta argentata di un uovo e vi avrebbe fatto un buco al centro, grande quanto i miei fianchi. Io le guardavo in trepidante attesa finché non cedevano l'oggetto del mio desiderio ed io potevo finalmente infilarmelo a mo' di tutù. E quando iniziavo a ballare la carta produceva una musica tutta particolare, fatta di fruscii, increspature, arricciature mentre la stanza si rifletteva su quella superficie specchiata e sempre viva. Tutte le festività per me sono ricordi felici, di una famiglia riunita alla tavola con la bocca piena di piatti squisiti cucinati dalle nonne o dalle mamme. Non mi importa del consumismo, non mi importa delle critiche a queste feste. A me sono sempre piaciute. Altra cosa che ricordo e che ancora oggi babbo fa, è quella di andare a benedire le uova. Sode e di cioccolato. Ci mettevamo in fondo alla chiesa gremita con le buste piene di uova rumorose. E le benedivamo tutte. Stamani è andato da solo, come fa da qualche tempo a questa parte, da quando cioè siamo troppo grandi per accompagnarlo. Però è una cosa a cui ha sempre tenuto, e continuerà a farla. E' una di quelle cose che non cambierà mai, e che per questo mi darà sempre un senso di compiuto e di Pasqua. Fra poco la casa sarà strapiena di voci, di racconti, di piatti deliziosi. Un pensiero a chi non è più seduto con noi, ma che è sempre nei miei pensieri, giorno dopo giorno. Felice Pasqua a tutti.
Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa. "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne
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