Probabilmente il mio blog non è niente di più di un insieme sconnesso di pensieri inutili, di discorsi stupidi e mal espressi, di parole vane. Probabilmente non è neanche in grado di stimolare riflessioni in chi lo legge. Forse è soltanto una mia valvola di sfogo, un tentativo mal riuscito di dialogare con me stessa. "Mal riuscito" perchè parlo bene e razzolo male. Ultimamente mi sento rinfacciare soltanto i miei difetti, dagli amici di una vita e da persone appena conosciute, il che mi porta a pensare che i pregi siano pochi, o poco evidenti, o di poco valore in confronto. I miei difetti li conosco ma alle volte sono così radicati in me che non riesco a isolarli. E succede pure, che nel momento esatto in cui so che sto sbagliando, io continui nell'errore, intrappolata in una ragnatela di cui io stessa ho tessuto la trama. I ragni però non diventano vittime della loro stessa trappola. Ok, non sono un ragno, lo so... Capita pure che io voglia dire una cosa e me ne esca l'esatto contrario. Sono davvero così aggressiva, con la "ghigna a culo" come si dice dalle mie parti, e sentenziosa? Cosa mi porta ad esserlo? La paura di una situazione, l'incontro con una nuova persona, la possibilità di non venir compresa? Me ne sto qui a rimuginare in un vortice di negatività finchè non arriva la telefonata inaspettata di un amico, di una delle persone che mi conosce di più. E mi dice che sono fatta così da sempre, che certi aspetti fanno parte di me e che va bene così, a patto che i miei difetti e la consapevolezza di essi mi faccia stare male. In quel caso allora non andrebbe bene: dovrei cercare di migliorare ciò che non mi piace, nel possibile, ricordandomi che non tutto è possibile. Poi il mio amico sospira e dice: "Che fenomeno che sei..." e sorride. E allora sorrido anche io perchè mi sento a casa. Ancora una volta. E se nel tempo sono riuscita a tener saldo il nostro legame, se ho vicino a me tante persone di cui ho stima vuol dire che poi tanto male non sono. L'avere amici così mi lusinga, mi rende fiera di me stessa. Vuol dire che qualcosa di buono lo combino, ogni tanto.
Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa. "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne
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