Quanto mi sono mancate. E' questo che penso ogni volta che le sento canticchiare in volo. Come adesso, mentre correggo la bozza del mio primo libro. All'improvviso il loro canto risuona e, non so come faccia, ma mi inonda il cuore e lo spirito. Mi dà pace. Come un balsamo morbido e leggero che penetra in uno sgraffio, la loro voce lenisce le mie ferite. Le rondini sono piccole e nere e schizzano via, rincorrendosi nel cielo. Tornano ogni primavera, puntuali come sempre, anche se a noi non sembra primavera. Ma loro lo sanno, loro trovano sempre la via di casa. Le ascolto e in silenzio spero che non smettano mai di tornare da me. Ed anche se sono triste, il loro cinguettare frivolo non può che farmi sorridere e sperare. Le rondini portano la primavera con sè, quasi l'avessero legata alle punte della loro coda e la stendessero sul freddo e sul grigiore dell'inverno. Come se ti dicessero che è giunto il momento di voltare pagina e di scongelare il cuore. Le rondini portano l'Amore, per tutto ciò che è vita.
Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa. "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne
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