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Piume.

La capacità di stupirsi. Non andrebbe mai perduta. Le persone passano le loro vite seguendo uno schema preciso fatto di lavoro, pasti (obbligatori, non dettati dal sano gusto del cibo ma dall'abitudine che li porta ad ingurgiatare qualcosa quando è il momento), tv e letto. Sono come zombie, ormai immuni a qualsiasi tipo di partecipazione emotiva in ciò che fanno. Eseguono come automi.
Sono circondata da un tale piattume che devo lottare e farmi forza per non sprofondare in esso. E quello che mi tiene a galla è la capacità che ho ancora di stupirmi quando mi trovo davanti qualcosa o qualcuno che come me cerca di non affogare nel grigio. Mi stupisco delle parole, della gente che parla. Ed ascolto. E guardo. E piano piano mi accorgo di come si creino legami tra le persone. Ponti che mettono in comunicazione isole che altrimenti rimarrebbero isolate. Disgiunte. Invece le parole le uniscono, come i tratti neri tracciati a penna per congiungere i puntini in una pagina dell'enigmistica. Dai tratti emerge una figura, che prima non c'era, e che poi potrà essere riempita di inchiostro dandole spessore e colore.
Dalle parole nascono idee, condivisioni, nuove conoscenze. Ogni volta che parliamo od ascoltiamo nasciamo di nuovo. Come pappaggalli che man mano che crescono acquisiscono un piumaggio sempre più colorato e folto. Ogni idea, ogni parola che facciamo nostra è una nuova piuma. Io personalmente spero tanto di diventare un Ara gigante e bellissima. Nel frattempo ascolto e parlo.

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Io scrivo, prima di tutto, per necessità. Oggi è la Vigilia di Natale e sento la necessità di farlo, perchè mi è stata fatta una domanda banale tempo fa e la mia risposta tuttora non mi soddisfa.  "Ti piace il Natale?" E' una domanda banale, no? Eppure non lo è. La mia risposta è stata frettolosa, troppo superficiale, perchè non me l'aspettavo e perchè era tanto che non rivolgevo a me stessa questo interrogativo. Ricordo una me che adorava questo periodo dell'anno, il più bello di tutti. Ricordo i miei ricordi dei Natali passati, dei nonni intorno alla tavola, delle tombolate, dell'ansia sotto il piumone nell'avvertire rumori sospetti di zoccoli di renna, della meraviglia dei regali. Ricordo un tardo pomeriggio, io sdraiata sopra le gambe di babbo mentre lui mi faceva ridere suonando le mie costole come fossero le corde di una chitarra, mentre un'ombra di Babbo Natale passava dietro i vetri della finestra del salotto. Ricordo la musica che risuonava ne

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